SAO di Tersano e la sua efficacia nei confronti di SARS-CoV-2 continuano a ricevere validazioni scientifiche da tutto il mondo

A tal riguardo, siamo orgogliosi di mostrarvi il più recente studio pubblicato sull’ Environmental Research Journal del 26 Febbraio 2021.

I tests condotti dall’ Università del Queensland, St. Lucia, QLD, Australia, hanno confermato che la soluzione SAO di Tersano, ottenuta quando la semplice acqua di rete passa attraverso una cartuccia stabilizzatrice Tersano SAO24, si è dimostrata sicura e con comprovate proprietà sanificanti.

Sono stati isolati due casi clinici di SARS-CoV-2: inizialmente si è isolato QLD02, campionato da un paziente il 30.01.2020 e più recentemente è stato isolato QLD935 campionato da un paziente il 25.03.2020. SARS-CoV-2 è stato inattivato al massimo livello rilevabile ad una concentrazione di 0.75 ppm.

Questi risultati si riconducono a quanto rilevato precedentemente dalla Fujita Health University in Toyoake, Aichi, Giappone, i quali hanno dimostrato l’efficacia di SAO nell’inattivare SARS-CoV-2.

Altri studi condotti in Australia hanno dimostrato e confermato l’estensione dell’emivita dell’ozono in acqua quando viene utilizzata una tecnologia di tipo SAO, in contrapposizione con quanto avviene con il tradizionale ozono in fase acquosa non stabilizzato.

Un interessante articolo apparso sull‘edizione di febbraio 2021 dell’ Environmental Research Journal si è occupato di valutare il potenziale dell’irrorazione di ozono in fase acquosa da parte di veicoli aerei senza pilota (UAV) come agente disinfettante per esterni contro SARS-CoV-2.

Da questi studi si evince come l’ozono acquoso risulti altamente efficace nell’inattivare SARS-CoV-2 e che questo principio attivo presenta rischi nettamente inferiori sia per l’ambiente che per la salute umana.

La disinfezione dei grandi spazi pubblici ad alto utilizzo è un campo che presenta diverse lacune, sia per quanto riguarda una corretta esecuzione, sia per quanto riguarda i principi attivi utilizzati, sia in riferimento ai rischi reali per la salute e per l’ambiente.

La rapida evoluzione della pandemia ha portato all’utilizzo spesso massivo di disinfettanti a base di cloro ed alcool nelle aree pubbliche, nonostante l’OMS abbia raccomandato che la disinfezione all’aperto non sia necessaria. La disinfezione degli spazi esterni spesso non è regolamentata. L’urgenza con cui spesso viene applicata, non permette il più delle volte di condurre le opportune valutazioni dei rischi sia per la salute umana che per l’ambiente: azioni di questo genere devono sempre considerare oltre all’efficacia del trattamento anche i potenziali effetti negativi che si potrebbero manifestare (San Juan-Reyes et al. 2021).

Un esempio lampante a questo proposito può essere considerata l’esposizione all’irrorazione di cloro avvenuta per esempio in Africa Occidentale durante l’ultima epidemia di Ebola che ha avuto un impatto estremamente significativo su pelle, occhi ed apparato respiratorio di residenti, pazienti ed operatori sanitari (Methar et al., 2016).

 Sebbene ad oggi non ci siano studi sugli impatti diretti secondari riguardanti la disinfezione degli ambienti esterni in riferimento alla pandemia da SARS-CoV-2, sono comunque stati evidenziati i potenziali effetti indesiderati ad esempio sulla qualità dell’acqua degli ecosistemi derivanti dall’aumento dell’utilizzo dei disinfettanti a base di cloro.

I gruppi di principi attivi utilizzati per l’inattivazione dei virus sono sostanzialmente tre:

principi a base alcool (>70%),
ammonio quaternario
ossidanti (ozono, idrogeno perossido, cloro).

Nonostante i problemi relativi a sicurezza di utilizzo e danni sulla salute, la candeggina al momento risulta la più utilizzata in virtù della sua facile reperibilità, del suo facile utilizzo e del suo basso costo, anche se principi come ozono ed addirittura il perossido di idrogeno risultano più sicuri e con minore rischi per la salute e per l’ambiente, in quanto riconvertono rapidamente ad ossigeno ed acqua senza lasciare tossicità residua sulle superfici trattate.

L’ ozono in forma gassosa viene da tempo utilizzato come agente disinfettante ed estremamente efficace nell settore medico. L’ozono può essere inoltre immesso in acqua: la fase acquosa dell’ozono viene impiegata come disinfettante nel trattamento delle acque reflue (Von Sonntag e Von Gunten, 2012), nelle industrie alimentari e zootecniche (Martinelli et al., 2017).

È stata inoltre verificata l’efficacia dell’ozono in fase acquosa utilizzato come disinfettante per le mani nel settore ospedaliero con una maggiore efficacia e con riduzione degli effetti sgraditi secondari (es. irritazione cutanea) rispetto ai tradizionali disinfettanti a base alcolica (Breidablick et al., 2019).
L’ozono in fase acquosa inattiva efficacemente e rapidamente i virus: unico limite è la sua breve emivita (20 minuti circa) dopo la quale riconverte velocemente e proprio per questo fattore il suo utilizzo commerciale come disinfettante rimane al momento limitato.
A tal proposito, i recenti progressi in ambito sia scientifico che tecnologico, hanno permesso la realizzazione di generatori di ozono che riescono a produrre ozono in fase acquosa STABILIZZATO (Tersano Lotus Pro Con SAO24), abbattendo così l’unico limite di questo principio attivo.

La disinfezione di grandi aree esterne con strutture complesse è una questione ostica, sia per quanto riguarda i rischi per la salute e la sicurezza degli operatori, sia per un fattore logistico, dove viene richiesto lo spostamento di grandi volumi di liquidi. Inoltre, in alcuni casi dove viene richiesta una rapidità di intervento (ad esempio durante eventi sportivi o di intrattenimento), i normali sistemi manuali non sono spesso adeguati oltretutto con tempi di esecuzione estremamente lunghi e che mal si sposano con le reali necessità.

L’avvento dell’irrorazione aerea mediante UAV rappresenta un nuovo Approccio a questa problematica che permetterebbe di superare tutte le Difficoltà sopraesposte, essendo l’unico sistema in grado di garantire una copertura rapida ed uniforme all’interno di strutture esterne complesse.

Gli studi effettuati sono la prima valutazione quantitativa del potenziale dell’utilizzo di UAV per la disinfezione di questi spazi, dove si dimostra l’efficacia dell’ozono in fase acquosa nell’inattivazione di SARS- CoV-2, unitamente alla sua sicurezza per operatori ed ambiente.

Lo studio ha preso in considerazione tre compartimenti: efficienza della copertura spray, sicurezza ambientale e dell’operatore, efficacia di inattivazione del virus utilizzando ozono in fase acquosa.

E’ stata valutata la stabilità dell’ozono in acqua prendendo in esame quattro soluzioni:

– Acqua di rubinetto municipale a pH 7,4
– Acqua di rubinetto comunale filtrata attraverso resine a scambio cationico Tersano SAO24 pH 3,2
– Acqua deionizzata pH 7,1
– Acqua deionizzata filtrata attraverso una resina a scambio cationico Tersano SAO24 pH 3,1.

Cinque litri di ciascuna soluzione sono stati ozonizzati per 10 minuti in ricircolo attraverso un generatore di ozono industriale che genera ozono attraverso effetto corona. Le concentrazioni di ozono disciolto sono state monitorate ogni 10 minuti per le prime 4 ore ed ogni 30 minuti per le successive 4 ore.

L’ozono in acqua risulta altamente instabile in virtù del pH, della temperatura e della presenza di ioni metallici ed altre impurità. La stabilità dell’ozono è risultata inequivocabilmente maggiore nei campioni trattati con stabilizzatore Tersano SAO24.

La sicurezza degli operatori UAV è stata valutata confrontando i livelli di ozono di fondo con i sensori di ozono presenti in situ durante le operazioni di irrorazione.

La sicurezza ambientale è stata valutata prendendo in esame l’effetto dell’ozono e di altri disinfettanti (candeggina, perossido di idrogeno, deltametrina) sulla sopravvivenza di alcune larve di lepidottero Plutella xylostella (falena dal dorso di diamante), della sua forma adulta e degli adulti del suo parassitoide D. semiclausum.

Da tenere presente che le forme parassitoidi sono in genere più suscettibili agli insetticidi e ad altre sostanze chimiche xenobiotiche rispetto ai loro rispettivi ospiti.

Candeggina e perossido di idrogeno sono risultati distruttivi sugli stadi larvali, al contrario di ozono e deltametrina.

Mentre gli stadi adulti sono risultati suscettibili a tutti i principi attivi tranne che all’ozono.

L’efficacia dell’inattivazione virale da parte dell’ozono acquoso è stata testata utilizzando due isolati clinici di

SARS-CoV-2: QLD02, campionato da un paziente nel gennaio del 2020 e QLD935 campionato nel marzo del 2020.

QLD395, a causa di una caratteristica mutazione a livello di una proteina Spike risulta più infettante.

Entrambi gli isolati virali sono stati inattivati dopo 5 minuti di incubazione con 1,5 mg/lt. e 0,75 mg/lt. di ozono acquoso, presentando una riduzione di oltre 1,7 Log10.

L’incubazione di 30 minuti ha prodotto risultati simili con completa inattivazione di entrambi gli isolati.

Al contrario di quanto accade per le procedure di disinfezione nelle strutture sanitarie, per la disinfezione degli ambienti esterni /luoghi pubblici non esiste nessun tipo di regolamentazione o standardizzazione. Partendo dal presupposto che eventi comunitari ad alta densità possono portare ad una rapida evoluzione del contagio e dato il progredire veloce della pandemia, risulta quindi fondamentale sviluppare protocolli di disinfezione per permettere agli eventi all’aperto su larga scala di procedere in tutta sicurezza.

L’irrorazione aerea dei normali disinfettanti tradizionali come cloro, candeggina, comporta troppi rischi per l’ambiente e per la salute umana, per questo non possono essere considerate delle vie percorribili. L’utilizzo della radiazione UV ad alta energia su piattaforme aere, pur essendone stata accertata l’efficacia, non risulta un sistema diffuso e pratico. L’irrorazione risulta al momento la via più percorribile, ovviamente in relazione ai principi attivi che vengono utilizzati.

L’ozono in fase acquosa fornisce il giusto equilibrio tra praticità, efficacia e sicurezza, risultando il principio attivo che più si presta ad essere utilizzato su larga scala per il controllo e la disinfezione dei grandi eventi collettivi. Oltre ad essere efficace nell’inattivare i virus presenti sulle superfici, recenti studi hanno dimostrato l’efficacia dell’ozono anche nei confronti dei virus presenti in dispersione nell’aerosol (Dubuis et al., 2020).

 

Inoltre, le prove sul campo hanno dimostrato che l’ozono in fase acquosa risulta un principio attivo sicuro, in quanto anche se irrorato in ambienti esterni, mantiene le concentrazioni atmosferiche al di sotto dei livelli previsti dalle normative, garantendo la totale sicurezza degli operatori.

Questo studio ha dimostrato che l’ozono in fase acquosa a 0,75 mg/lt. risulta efficace nell’inattivare SARS-CoV-2 dopo una incubazione di soli 5 minuti.

Sebbene l’ozono in fase acquosa sia stato efficace nei confronti dei virus, non ha influenzato minimamente la sopravvivenza degli insetti test garantendo una sicurezza anche ambientale. Associando questo principio attivo ad un adeguato sistema di irrorazione come possono essere gli UAV si può arrivare a coprire fino al 97% delle superfici esterne in tempi ridotti ed in maniera uniforme.
Dott. Marco Pastori